Enbass non restituisce i soldi agli agenti. Il Tribunale di Roma per ora le dà ragione. Demozzi (Sna): la battaglia non è finita qui! In evidenza

MILANO - Quanto accaduto ha dell'incredibile. Con la sentenza trasmessa ieri (10 luglio, ndr) il Tribunale di Roma in prima istanza ha ritenuto che, malgrado l'art. 23 espressamente affermi che l'Enbass si scioglie quando venga a cessare l'efficacia generale di tutti gli appartenenti alla categoria del CCNL (circostanza in essere visto che Sna ha sottoscritto un diverso Contratto e quello Anapa non si applica certo a tutta la categoria), tale circostanza non vada considerata sufficiente ad integrare il presupposto dello scioglimento dell'Ente stesso. Ne deriva che l'Enbass, al momento, non restituirà quanto versato dagli agenti negli anni passati a fronte di servizi che non potevano essere erogati.
L'importo complessivo è stato stimato in 4 milioni di euro. Somme che appartengono gli agenti Sna, i quali all'epoca ebbero a versare in buona fede nelle casse dell'Enbass. "E' chiaro che la sentenza - si sottolinea negli ambienti sindacali Sna - sarà valutata con la massima attenzione così come è chiaro che gli agenti italiani si aspettano immediato ricorso in appello".
"Con decisione odierna - afferma il Presidente nazionale Sna, Claudio Demozzi - il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta del nostro Sindacato di porre in liquidazione l'ente bilaterale Enbass, all'epoca costituito principalmente con fondi corrisposti dagli agenti Sna. Le motivazioni del Tribunale non possono essere condivise e già da una prima lettura appare evidente che Sna dovrà ricorrere in appello avverso tale sentenza. Va peraltro riaffermato - prosegue Demozzi - che il Tribunale di Roma non ha minimamente messo in discussione la piena validità ed efficacia del CCNL stipulato il 10 novembre 2014 da Sna e Fesica-Confsal e Confsal-Fisacs. Continueremo pertanto, in ogni caso e in tutte le sedi opportune, la battaglia giudiziaria per far valere i diritti degli associati Sna, ad iniziare dal recupero degli ingenti contributi corrisposti ad Enbass". Siamo solo al primo atto.
Luigi Giorgetti
6 commenti
-
ricordo l'amico Porcheddu che quando era esponente diceva che l'enbass doveva restituire subito i soldi, adesso che è all'ombra di un club esclusivo di pochi eletti capitanati dal re sole tace lasciando che l'enbass si tenga i nostri soldi?
-
se facessimo una class-action in mille o duemila agenti, pensate che un giudice ci darebbe torto? Specie a fronte dei 70/80 paganti di Aniapa?
-
E perché non facciamo una class action tutti insieme, così risparmiamo sulle spese di giustizia?
-
perchè non facciamo migliaia di cause civili singole contro questo ente che per anni ha incassato contributi sapendo di non poter dare nessun servizio?
-
Chiaro esempio di sentenza discutibile dall' esito ingiusto. Auspicabile un ribaltamento in appello a favore degli agenti
-
perdere una battaglia non significa aver perso la guerra. La nostra guerra è giusta perché difende la categoria dalle ingiustizie e dai profittatori.I soliti quattro marpioni continuano a spadroneggiare dentro l'Enbass, approfittando di un tesoro che non hanno alcun diritto di possedere né di gestire in nome degli agenti. I quattro gatti che ancora applicano il contratto Anapa-Triplice ci metterebbero trent'anni ad accantonare una cifra simile! Restituite il maltolto!