♦ Non si tratta di una nuova specialità olimpica ma, più prosaicamente, del modus operandi di coloro i quali, una volta scoperti, corrono a negare anche l’evidenza, come dimostra anche la recente vicenda legata alla protesta degli agenti di assicurazione i quali tramite, il loro sindacato di categoria, lo Sna, denunciano di ricevere forti pressioni ad opera delle compagnie di assicurazioni da loro rappresentate, e di essere costretti a fare opera di convincimento, affinché i clienti accettino di sostituire – in pejus - contratti assicurativi precedentemente sottoscritti, aventi per oggetto, le garanzie climatiche. E per riuscire a raggiungere l’obiettivo, senza indisporre gli assicurati e perderne il consenso, le compagnie hanno bisogno della collaborazione dei loro agenti, gli interlocutori da sempre considerati i più affidabili agli occhi dei consumatori.
Come riportato anche dalla stampa nazionale, la polemica sollevata dagli agenti di assicurazione, intende mettere in evidenza e sotto accusa, una nuova iniziativa messa in atto dalle compagnie di assicurazione: l’introduzione della “jus variandi” anche nei contratti assicurativi, così come accade in quelli bancari.
Grazie alla jus variandi, indipendentemente dalle condizioni contrattuali concordate e sottoscritte, le imprese di assicurazione potranno modificale a piacimento anche in corso d’opera, pena la cessazione del contratto stesso con conseguente scopertura del rischio assicurato. Una procedura giudicata dallo Sna contraria all’etica assicurativa ed irrispettosa delle esigenze dei consumatori i quali, da un giorno all’altro, potrebbero essere costretti ad accettare, loro malgrado, nuove garanzie assicurative a costi economici non prospettati in precedenza.
Modificazioni giustificate dal mutare delle condizioni del mercato assicurativo, pensate sempre e solo nell’interesse delle compagnie; da un lato per restringere il perimetro di intervento delle polizze stesse, allo scopo di limitarne gli indennizzi e dall’altro con l’introduzione di franchigie più elevate e di scoperti più sensibili; da qui il motivo per il quale lo Sna ha ritenuto doveroso coinvolgere l’Istituto di vigilanza.
Per fare chiarezza e chiedere al legislatore di intervenire e tutelare i diritti degli assicurati italiani. A sostegno della denuncia sono state prodotte circolari aziendali; email a firma dei responsabili commerciali; lettere prospettanti importanti guadagni economici al raggiungono degli obiettivi, ma anche penalizzazioni per chi non voglia adeguarsi ai voleri della mandante. Come spesso accade in queste occasioni, una volta denunciata e resa pubblica la sassata, i birboni si affrettano a nascondere la mano, il braccio ed anche la faccia. Come largamente previsto, le compagnie chiamate a giustificarsi, hanno negato di far pressione sulle loro reti; la strategia difensiva è chiara: l’Ania si è affrettata a dire all’opinione pubblica, che le compagnie non hanno mai pensato di mettere a profitto la fiducia che gli assicurati riversano sugli agenti ma, più semplicemente, di volerli tutelare meglio con contratti assicurativi coerenti col mutamento climatico in atto.
Gli agenti e lo Sna sono consapevoli che le vicende climatiche devono essere tenute in considerazione, ancorché gli eventi atmosferici non abbiano nulla a che fare con quelli catastrofali che preoccupano per la loro potenzialità devastatrice, ma si oppongono fermamente all’introduzione di una clausola che, qualora introdotta nelle polizze, costringerebbe poi la parte debole del contratto, ad accettare qualsiasi modifica le compagnie decidessero di introdurre, pena la scopertura del rischio.
Giacomo Anedda