MILANO - L’ufficio sinistri della compagnia, tanto per cambiare, spedisce all’assicurato un assegno di importo minore rispetto al danno lamentato, senza fornire alcuna spiegazione e senza esporre il calcolo del risarcimento liquidato. Il cliente cerca di mettersi in contatto con il liquidatore, ripetutamente, ma senza riuscire nell’intento. Alla fine, si rivolge al suo agente di fiducia esternando l’intenzione di rivolgersi ad un avvocato per tutelare i propri diritti.
L’agente consiglia il suo cliente di mantenere la calma e di segnalare il caso alla direzione della compagnia (del gruppo Generali, ndr), nonché all’Ivass affinché sia eventualmente accertato se si tratti di un unico caso o se, malauguratamente, si tratti di un modus operandi adottato come standard da quello specifico ufficio sinistri.
Parte dunque la segnalazione di reclamo, mediante lettera raccomandata indirizzata alla direzione della compagnia ed all’Ivass. Dopo due mesi di attesa, il cliente apprende che l’Istituto di vigilanza avrebbe ricevuto la raccomandata il 1° luglio scorso, come risulta dal timbro apposto sulla busta, che avrebbe aperto la corrispondenza e l’avrebbe rifiutata con la dicitura “non di competenza Ivass”. Difficile da credere, se non fosse che il tutto è puntualmente documentato.
La Posta infatti restituisce al cliente la busta e la lettera reclamo, con le annotazioni del caso tra le quali figura addirittura l’ammonimento del portalettere “raccomandata aperta: non la riconsegno al mittente”. La raccomandata invece giunge nelle mani del mittente che, non senza stupore, ci ha fatto avere il documento.
Nel frattempo, grazie all’intervento dell’agente, la compagnia ha saldato il suo debito, ma all’assicurato rimarrà certamente la sensazione di essersi scontrato contro un “muro di gomma”, del quale sembra far parte anche l’Istituto di vigilanza (Ivass), cioè l’Ente preposto alla tutela del consumatore nel rapporto con l’industria assicurativa.
Per il Presidente nazionale Sna Claudio Demozzi “questo comportamento lascia sbalorditi; mi auguro che Ivass approfondisca la questione e faccia in modo che in futuro qualsiasi comunicazione venga regolarmente protocollata e lavorata; la vicenda ha dell’incredibile. Speriamo si tratti - conclude Demozzi - di un caso isolato. Tuttavia, mi chiedo se un agente si comportasse in questo modo, al ricevimento di un reclamo, a quali conseguenze andrebbe incontro?".
La Redazione