Sabato, 05, Ott, 1:31 AM

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Filippo Guttadauro La Blasca


♦ A congresso concluso e a mente fredda, si possono tirare le somme di un’assise fondamentale per il proseguo delle attività sindacali, da parte di un Presidente che ha presentato squadra e programma sostenuti con approvazione plebiscitaria.
Congresso che non ha avuto storia, ma sul quale qualche valutazione deve essere fatta. Innanzitutto va sgombrato il campo da alcune, molte, per non dire troppe, illazioni e falsità che sono state gettate da alcuni componenti dal gruppo che poi ha onorevolmente partecipato alla competizione.
In effetti, impari la competizione lo era e lo è non certo per diritti acquisiti o per atteggiamenti dittatoriali, ma per maggiore programmazione e attivismo sindacale, per visione e prospettiva e perché no, per attaccamento alla maglia sindacale che nessuno può né deve mai più mettere in discussione. Occorre sì la discussione, ma per costruire e non per distruggere.
Basta con inutili quanto ininfluenti cinguettii rivolti ad una leadership consolidata e di consolidato spessore. Cinguettii che non hanno certamente portato fortuna al legittimo avversario. Anche se in verità non si è trattato di fortuna o sfortuna, quanto piuttosto di non aver saputo produrre un programma credibile, né organizzare una vera squadra alternativa.
Qui a mio parere sta il punto, il punto vero, non basta definirsi opposizione, occorre dimostrare di conoscere la categoria, di conoscere le sue regole statutarie, di avere un progetto di crescita, convincente, realistico e attuabile.
E conoscere lo Stuto significa sapere che con la votazione congressuale, oltre ad eleggere il Presidente e gli undici componenti dell’Esecutivo Nazionale, si approva la mozione programmatica e di conseguenza chi perde accetta tanto il Presidente quanto il suo programma, svolgendo il proprio ruolo nelle sedi statutarie adeguate.
Occorre accettare le regole o, se si hanno i numeri, cercare di cambiarle, ma in questa fase, a congresso terminato, è necessario accettare la sconfitta, riconoscere chi è stato eletto dal congresso, fargli gli applausi e darsi disponibile all’attuazione del programma vincente. Questo si deve fare se si vuole realmente il bene dell’organizzazione Sna, perché gli uomini cambiano, ma il Sindacato a difesa degli interessi della categoria resta.
Proporsi solo e sempre contro qualcuno non aiuta, come non ha aiutato ad ottenere consenso il non ribadire e/o riconoscere le conquiste ottenute, come non ha aiutato l’avere omesso di dissociarsi dalle critiche mosse da soggetti che poco hanno a che fare con lo Sna. Ogni iscritto ha infatti il diritto-dovere di difendere l’organizzazione a cui si aderisce da coloro che muovono opinioni false e pretestuose.
In fase congressuale essere alternativi nei contenuti è legittimo, al gruppo dirigente in carica è legittimo, tentare di ribaltare il gruppo dirigente in carica è legittimo, ma accorre avere un progetto che veda la categoria avanzare e non retrocedere rispetto ai diritti acquisiti. Onestà intellettuale vuol dire riconoscere che le libertà professionali devono continuare ad essere per tutti i capisaldi del negoziato con le imprese, perché sono state ottenute dalla categoria, dagli iscritti, con sacrifici e mobilitazione. Conquiste che sono andate a beneficio di tutta categoria e pertanto rappresentano un patrimonio collettivo da difendere e tutelare. Una categoria, desidero ricordarlo, oggetto negli ultimi anni di attacchi talmente violenti da parte delle Imprese e di alcune Istituzioni che, se non avesse avuto una guida ferma, decisa, con la barra dritta, avrebbe certamente perso strada facendo numerosi professionisti e qualche pezzo significativo di conquiste.
Ad onore del vero e senza indulgere in facili piaggerie, devo riconoscere al riconfermato Presidente quanto si sia speso in tutti gli anni della sua presidenza, quanto abbia coinvolto il proprio Esecutivo e tutti gli iscritti nei suoi progetti, portati avanti con convinzione e caparbietà. Ma non solo oggi posso dirlo apertamente, anche in termini di rispetto dello Statuto, dal momento che nessuno può contestargli nulla su questo piano. Nessuno può onestamente non riconoscergli valori, passione sindacale, spirito di appartenenza allo Sna e che ogni iniziativa la porta avanti con coraggio, coerenza, lealtà e lotta senza avere nessun timore reverenziale nei confronti di alcuno.
Si è messo in gioco per la sua riconferma alla pari, senza mai uscire dal seminato, ha portato avanti fino alla fine le iniziative a favore degli iscritti - avrebbe potuto sfruttare a proprio vantaggio e non lo ha fatto, l’intervento conclusivo dell’interessantissimo convegno svoltosi mercoledì 19 u.s. sulla proprietà dei dati, una iniziativa di altissimo valore sindacale per la conquista dell’autonomia - e ha continuato a far valere le idee, i progetti evidenti a tutti, che non voglio qui sottolineare, cosa che ha fatto benissimo lui stesso nella sua relazione congressuale.
Non si è arreso, non fa arrendere il Sindacato, anzi, lancia nuove e più importanti sfide.
Ha fatto non solo bene, benissimo, perché adesso arriva il bello, adesso il gioco si fa duro, la situazione si fa dura, adesso servono tutti i colleghi, anche quelli che hanno perso. A tutti i livelli, nazionale e provinciale, ciascuno deve impegnarsi maggiormente per vincere un’altra sfida, quella lanciata per il triennio 2023/2026, che oltre a riaffermare:
• la massima tutela di ciascun agente iscritto e dell’intera categoria,
• la difesa dei risultati ottenuti in oltre un secolo di battaglie sindacali,
• la custodia del nostro patrimonio di valori morali, deontologici, sindacali e materiali,
• il mantenimento della natura solidaristica e rivendicativa del nostro Sindacato, si propone ulteriori obiettivi strategici quali:
• la creazione di condizioni per l’autogoverno della categoria,
• l’autodeterminazione regolamentare,
• l’autonomia nella concessione dell’accesso alla professione,
• l’autodisciplina comportamentale,
• l’autogestione della formazione e dell’aggiornamento professionale,
per affermare e consolidare le conquiste e far fare quel salto di qualità all’agente di assicurazione facendolo diventare da “intermediario di una o più imprese” a “professionista consulente indipendente del cliente autonomo dalle imprese”.
Sono finite le discussioni, ora occorre rimboccarsi le maniche e collaborare per attuare il programma che ha vinto.
Filippo Guttadauro La Blasca

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