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MILANO - Il futuro avanza a grandi passi anche nel settore del trasporto. Il 14 luglio prossimo sarà operativo l'art. 34-bis della Convenzione di Vienna che in sostanza consente ad ogni singolo Stato di ratificare la normativa che permetterà l'utilizzo delle auto senza conducente sul territorio nazionale ed europeo. Al momento si tratta soltanto di un disciplinare, ma è evidente il trend di medio termine. 
Nel decreto Infrastrutture 68/2022 non c'è traccia di riferimenti alla guida autonoma e ad eventuali revisioni degli articoli del Codice della Strada. L'impressione è che il legislatore italiano resterà ancora alla finestra, in attesa di vedere le risultanze di una simile misura adottata magari in altri Paesi dell'Unione Europea. Stante l'attuale criticità della rete viaria ordinaria italiana, sembra improbabile che l'auto senza conducente possa attecchire nel Paese a stretto giro. Più facile, invece, che le prime arterie interessate all'esperimento possano essere le autostrade a tre o più corsie. 
Secondo alcuni studi, a risentire di una simile evoluzione tecnologica potrebbero essere specifiche categorie professionali: auto a guida autonoma con funzioni sempre più evolute, in marcia sulle cosiddette smart road, vale a dire strade intelligenti capaci di fornire informazioni su traffico e incidenti, in teoria talmente sicure, finirebbero con il rendere inutili le polizze rcauto e con esse gli assicuratori. Eppoi, i taxisti, i meccanici ed i produttori di componentistica di base. Ipotesi che, allo stato, si scontrano - è il caso di dirlo - con la realtà.
Luigi Giorgetti

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